PALERMO – Un ritratto d’eccellenza musicale ed identità cittadina, rappresenterà il fulcro del concerto in programma giovedì 24 aprile alle 20.30 al Teatro Massimo, serata in cui a risuonare non saranno solo le note di Prokofiev, Poulenc e Stravinsky, ma anche le storie di tre artisti palermitani che, partiti dalle radici locali, hanno conquistato la scena internazionale.
In scena il direttore d’orchestra Gaetano d’Espinosa, oggi maestro affermatosi nei principali teatri europei, insieme al violinista Andrea Obiso, già bambino prodigio ed oggi violino di spalla dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia ed il soprano Jessica Nuccio che, con la sua raffinatezza, ha solcato i palcoscenici più importanti del mondo. A fare da cornice sonora, l’orchestra ed il coro del Teatro Massimo, guidato dal maestro Salvatore Punturo.
Una serata di eccellenze nate a Palermo
Non è solo un concerto, ma un vero e proprio ritorno a casa per tre artisti che, pur affermatisi in contesti prestigiosi e internazionali, condividono le radici di un’educazione musicale cresciuta proprio nella città che li accoglierà in questa serata speciale. Il programma musicale scelto per l’occasione è tutt’altro che casuale, costituito da tre compositori appartententi a tre epoche stilistiche differenti, ma con un filo conduttore che unisce la sensibilità, la cultura e la scrittura della Parigi del primo Novecento, crocevia di sperimentazioni e incontri.
Il programma della serata
Ad aprire il concerto sarà il Concerto per violino n.1 in Re maggiore op.19 di Sergej Prokofiev, scritto in un periodo di fermento storico (tra il 1916 e il 1917), mescolando malinconia e virtuosismo, delicatezza e slanci ritmici. Toccherà ad Andrea Obiso interpretare l’opera con la sua nota precisione e musicalità, guidando il pubblico in un viaggio sonoro dalla leggerezza sognante dell’Andantino all’energia turbinosa dello Scherzo fino alla tensione lirica del Moderato.
A seguire, il cuore spirituale della serata, il Gloria in Sol maggiore di Francis Poulenc, composto nel 1959, in cui si fondono arcaicità e modernità, sacralità e umorismo, in un equilibrio delicatissimo che ha bisogno di interpreti capaci di cogliere le mille sfumature della partitura. La voce del soprano Jessica Nuccio, calda e penetrante, si muoverà tra momenti di intimità e aperture esultanti, confermando una maturità interpretativa sempre più consolidata.
Chiude il programma la Suite del 1919 da L’uccello di fuoco di Igor Stravinsky, balletto che segnò l’inizio del sodalizio tra il compositore russo e Sergej Diaghilev. Nella suite si ritrovano i passaggi più iconici, dalle danze delle principesse, alla magia dell’Uccello di Fuoco, fino all’incantesimo del crudele Kastchei e al finale trionfale, autentico tripudio orchestrale.
Un tributo al valore delle radici
Oltre alla qualità musicale, ciò che rende questo evento speciale è la valorizzazione del talento locale in un contesto di alto profilo. Non si tratta infatti, di celebrare esclusivamente la carriera di tre artisti affermati, ma di ribadire il legame profondo tra Palermo e la musica, tra la formazione che nasce nei teatri della città e il successo che varca i confini nazionali.
È, in un certo senso, un concerto identitario, che conferma come il Teatro Massimo non sia solo palcoscenico d’eccellenza, ma anche vivaio di esperienze, relazioni e percorsi artistici. Un luogo che nutre, ispira, accoglie e che, ancora una volta, si fa scenario di grande musica e orgoglio cittadino.