L’intervista alla presidente di Messina Servizi, Maria Grazia Interdonato
MESSINA – “Messina era la città della munnizza, oggi è osservata in tutta Italia”. Le parole della presidente di Messina Servizi, Maria Grazia Interdonato, sintetizzano meglio di qualsiasi dato il cambio di passo compiuto dal capoluogo dello Stretto nella gestione dei rifiuti. Un percorso che in pochi anni ha ribaltato un’immagine sedimentata per decenni e che oggi viene indicato come uno dei salti di qualità più significativi degli ultimi trent’anni per la città.
Quando nel 2018 prese forma la scelta politica di eliminare progressivamente i cassonetti per puntare sul porta a porta, l’operazione apparve subito ambiziosa. I dubbi erano diffusi, soprattutto sulla capacità dei cittadini di modificare radicalmente le proprie abitudini in tempi brevi. Eppure, la perseveranza dell’azienda partecipata e l’adattamento della stragrande maggioranza dei messinesi hanno trasformato quella scommessa in una realtà che oggi fa scuola.
I numeri di una trasformazione senza precedenti
I dati raccontano una crescita che non ha eguali nel panorama nazionale recente. In sei anni la raccolta differenziata è passata dal 18% al 58% del 2024, con il 2025 che, secondo le proiezioni attuali, sfiora già il 62%. Nessun’altra città italiana ha registrato un incremento di oltre quaranta punti percentuali in un arco temporale così ristretto. Un risultato che acquista ancora più valore se inserito nel contesto siciliano, segnato da una cronica carenza di impianti a supporto dell’intero ciclo dei rifiuti.
Parallelamente è cambiata anche la gestione del verde urbano. Gli investimenti sono cresciuti in modo esponenziale: dai circa 300 mila euro del 2018 ai sei milioni previsti dall’attuale contratto di servizi stipulato dal Comune con Messina Servizi. Risorse che hanno consentito di intervenire su aree simbolo come Villa Dante e Parco Aldo Moro, restituendo alla città spazi che per anni erano stati sinonimo di abbandono.
Dalle macerie di Messinambiente a una nuova azienda
Nel ripercorrere le tappe di questo percorso, Interdonato ha ricordato il punto di partenza, definendolo senza esitazioni drammatico. Messina era identificata come la città delle baracche e dei rifiuti, con oltre il 90% dei conferimenti indifferenziati e una raccolta differenziata ferma all’8%. Il sistema era basato su consegne di kit non tracciate e su una gestione definita “estemporanea”, mentre la società Messinambiente accumulava oltre 80 milioni di euro di debiti, con stipendi e contributi non pagati e continui scioperi.
Il passaggio a Messina Servizi, costituita nel 2017 e operativa dal 2018, avvenne in un contesto complesso. L’azienda si trovò a dover firmare un contratto di usufrutto accollandosi personale e mezzi obsoleti, con una paralisi dei servizi che durò fino all’estate di quell’anno. “Abbiamo trovato una scatola vuota”, ha spiegato la presidente, ricordando come fino ad allora la strategia fosse stata solo quella di tamponare finanziariamente Messinambiente, poi dichiarata fallita.
Il porta a porta come scelta di civiltà
La vera svolta arrivò con l’avvio del porta a porta, una scelta che ha richiesto un enorme sforzo organizzativo e comunicativo. Spiegare il nuovo sistema alla città non è stato semplice, ma il percorso intrapreso ha consentito di superare le difficoltà iniziali e di costruire un modello oggi osservato anche fuori dalla Sicilia. Nel 2025 la raccolta differenziata ha raggiunto il 61,65%, certificando il successo di una strategia che ha puntato su pianificazione, risorse umane e mezzi adeguati.
Nel frattempo l’azienda si è strutturata, ampliando i servizi, assumendo personale e rafforzando la gestione del verde pubblico. “Oggi Messina è presa in considerazione perché il nostro è un modello”, ha sottolineato Interdonato, evidenziando come questi risultati siano stati ottenuti nonostante l’assenza di un sistema impiantistico regionale efficiente.
Il cambio di mentalità e il ruolo dei cittadini
Il sindaco Federico Basile ha parlato di un vero cambio di mentalità. “Sette anni sembrano tanti ma sono pochi – ha detto – e i risultati si basano sul lavoro di tante persone”. Un progetto che nel 2018 non era neppure immaginato e che oggi restituisce l’immagine di una città più vivibile, con un miglioramento del decoro urbano e una riduzione della Tari.
Il coinvolgimento dei cittadini è stato decisivo. Senza la loro partecipazione attiva, il porta a porta non avrebbe retto nel tempo. È questo uno degli elementi che ha permesso a Messina di distinguersi, trasformando una riforma imposta dall’alto in un’abitudine condivisa.
Il confronto con il resto della Sicilia
Nel dibattito è emerso anche il confronto con le altre grandi città siciliane. Pippo Lombardo, deputato regionale ed ex presidente della partecipata, ha rivendicato il valore del percorso messinese, ricordando come la Corte dei Conti abbia certificato Messina come modello, mentre Palermo e Catania restano un freno per l’intera regione. Secondo Lombardo, se queste realtà avessero raggiunto almeno il 58% di differenziata, la Sicilia non sarebbe ultima nelle classifiche nazionali.
Verde urbano e programmazione
Un focus specifico è stato dedicato al verde urbano. L’assessore Massimiliano Minutoli ha ricordato come, all’inizio, mancassero censimenti e piani di gestione delle alberature. Gli interventi avviati dal 2019, insieme a una programmazione strutturata, hanno consentito di superare una gestione emergenziale e di restituire dignità a parchi e ville storiche, correggendo errori del passato legati a essenze non idonee.
Le prossime sfide tra tecnologia e nuovi impianti
Guardando al futuro, Interdonato ha indicato le criticità ancora da superare, soprattutto sulla qualità dei conferimenti. A marzo partirà un progetto pilota in circa cinquanta grandi condomini, con nuovi contenitori dotati di sistemi di riconoscimento automatico dei rifiuti. Nel 2026 potrebbero arrivare anche i cassonetti intelligenti, utilizzabili solo con tessera e nei giorni corretti di conferimento.
Sul fronte degli investimenti, Cateno De Luca ha annunciato procedure avanzate per sbloccare finanziamenti tra i 30 e i 40 milioni di euro destinati a un nuovo impianto di trattamento dei rifiuti, oltre a risorse Conai per rafforzare i controlli contro le discariche abusive.
Da emergenza a modello di vivibilità
Dall’emergenza rifiuti del 2018 a un sistema oggi premiato dai numeri, Messina ha dimostrato che un modello diverso è possibile anche al Sud. La gestione dei rifiuti è diventata uno degli indicatori principali della qualità urbana e della capacità amministrativa. “Oggi possiamo dire che Messina ce l’ha fatta”, ha concluso Interdonato. Un risultato che non riguarda solo i numeri, ma racconta una città che ha imparato a prendersi cura di se stessa e che ora guarda avanti, con standard sempre più ambiziosi.






