TAORMINA – Settanta anni dopo la storica Conferenza di Messina, l’Europa è tornata in Sicilia per rinnovare il proprio impegno verso un futuro di integrazione e sicurezza condivisa. Si è chiusa oggi al San Domenico di Taormina la Ministeriale dei ministri degli Esteri dei 27 Stati membri dell’Unione Europea, a cui hanno preso parte anche i rappresentanti dei Paesi candidati e potenziali candidati all’ingresso nell’Ue, tra cui il Kosovo, e la commissaria europea per l’allargamento e la politica di vicinato, Marta Kos. Il vertice, presieduto dal vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha avuto come parole chiave “integrazione”, “competitività” e “sicurezza”. Obiettivi centrali per un’Unione che si trova oggi a dover rispondere a sfide sistemiche: dalla guerra in Ucraina alle crisi economiche e sociali, fino alla transizione energetica e alla rivoluzione tecnologica in corso. In apertura di giornata, Tajani ha avuto un colloquio bilaterale con la commissaria Kos per discutere nel dettaglio dei prossimi passi sul delicato dossier dell’allargamento.
Una dichiarazione comune per un’Europa più coesa e sovrana
Nel corso del vertice è stata adottata la Dichiarazione ministeriale di Taormina, intitolata “Valorizzare il passato per costruire il futuro”. Il documento sottolinea il valore storico dell’integrazione europea e ribadisce la necessità di riaffermare l’unità dei Paesi membri, rilanciando l’impegno comune per una politica estera e di sicurezza più efficace. “Ci troviamo di fronte a sfide esistenziali, come il ritorno della guerra nel continente europeo e le minacce ibride – si legge nel testo – ma possiamo superarle agendo insieme, nello spirito di solidarietà, garantendo sicurezza e benessere ai nostri cittadini”. Viene indicata come priorità fondamentale il rafforzamento della difesa europea, con investimenti, sviluppo tecnologico e una maggiore autonomia industriale, “in complementarità con la Nato”, senza compromettere le politiche di sicurezza di ciascun Stato membro. Centrale anche il tema dell’allargamento, definito “una priorità geopolitica e un investimento strategico in pace, sicurezza e prosperità”, da portare avanti in parallelo a una profonda riforma delle istituzioni europee. Un doppio binario che prevede da un lato l’ingresso graduale dei Paesi candidati e, dall’altro, una modernizzazione della governance interna dell’Unione, per garantire efficacia decisionale e coesione economica. Nella dichiarazione si sottolinea anche il pieno sostegno all’Ucraina, con un forte richiamo ai principi della Carta delle Nazioni Unite e alla necessità di una pace “giusta e duratura”.
Taormina come ponte tra passato e futuro europeo
Il ritorno in Sicilia ha avuto anche un forte valore simbolico. Taormina, come Messina nel 1955, si conferma luogo di sintesi tra memoria e visione politica. “Oggi più che mai – si legge nel documento – abbiamo bisogno di un’Europa che protegga, che cresca e che sappia guidare i cambiamenti globali. L’incontro di oggi è un segnale chiaro: vogliamo un’Europa più autorevole, capace di affrontare insieme le sfide del nostro tempo”. Al termine del vertice, i ministri hanno rievocato lo spirito che ispirò i sei Paesi fondatori della Cee, per rilanciare l’idea di un’Unione che sia, ancora oggi, motore di pace, sviluppo e solidarietà. La sede scelta, il prestigioso San Domenico affacciato sul mare Ionio, ha restituito all’Italia un ruolo di primo piano nel dibattito continentale e ha rimesso il Mezzogiorno al centro del cammino europeo. Nelle intenzioni dei partecipanti, la Ministeriale di Taormina non è solo una celebrazione del passato, ma l’inizio concreto di un nuovo ciclo per l’Unione: più inclusiva, più coesa, più capace di dare risposte forti ai cittadini europei e di affrontare con consapevolezza le trasformazioni globali.